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Secondo una diffusa opinione della dottrina del processo civile, nel caso di conflitto fra il giudicato sulla causa dipendente e un successivo giudicato sulla causa pregiudiziale, che accerti l'inesistenza di uno dei presupposti della decisione anteriore, si avrebbe una «ingiustizia non rimovibile»: i giudicati logicamente contraddittori, ancorché vincolanti fra le medesi- me parti, sarebbero così destinati a coesistere nell'ordinamento giuridico. Questa idea, che non gode in realtà di alcun espresso riconoscimento legislativo, compromette in modo ingiustificato il valore della certezza del diritto, la cui piena realizzazione non può invero prescindere da un principio di coerenza delle decisioni. Al fine di consentirne il coordinamento a posteriori, l'autore giunge allora ad elaborare la contraria teoria del giudicato «condizionato», i cui risultati trovano un ampio riscontro nelle applicazioni della giurisprudenza.